Politica
2 Ottobre 2018
La prima delibera di iniziativa popolare ferrarese in stand-by per problemi di improcedibilità tecnica. "La verità è che il Pd non vuole disturbare Hera"

Un’alternativa democratica a Hera? È impantanata nella burocrazia

di Ruggero Veronese | 3 min

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L’alternativa democratica ad Hera è a un binario morto, piantata nelle sabbie mobili della burocrazia comunale. Parliamo della proposta di delibera di iniziativa popolare promossa dall’associazione Ferrara in Comune e dal comitato Mi Rifiuto, che durante l’estate hanno raccolto un migliaio di firme con l’obiettivo di presentare al consiglio comunale un’altra opzione rispetto al monopolio della multiutilities bolognese: costituire una nuova società pubblica per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, che non debba rispondere a logiche di profitto e agli obiettivi dell’azionariato come nel caso di Hera.

Tre settimane fa i promotori della delibera hanno annunciato l’inizio degli incontri con i gruppi consiliari, per verificare la disponibilità delle forze politiche, e in particolare della maggioranza, senza il cui appoggio è difficile intraprendere qualunque azione.

L’obiettivo non era solo quello di sondare la posizione politica dei partiti, ma anche di discutere insieme ai loro rappresentanti dei modi per superare le obiezioni di inammissibilità pervenute dagli uffici comunali. Ad aprile infatti i tecnici del municipio avevano individuato un problema formale: la delibera di iniziativa popolare chiede al consiglio di impegnarsi a realizzare uno studio di fattibilità per verificare la possibilità di una gestione in house del servizio rifiuti, per un investimento di 10-20mila euro. Ma secondo gli uffici sia nel bilancio preventivo 2019 che nel Dup (Documento Unico di Programmazione) 2018-20 non sono presenti capitoli di spesa che potrebbero giustificare tale investimento.

Per i promotori della delibera, il problema non si dovrebbe neanche porre: “Il consiglio comunale può varare una manovra per includere questa spesa nel bilancio del 2019 – afferma Oddi -. Del resto parliamo di una spesa di qualche decina di migliaia di euro di fronte a un bilancio da 300 milioni: il problema non può essere un vincolo burocratico”.

Eppure proprio questo ostacolo burocratico rischia di far fallire la prima delibera di iniziativa popolare di Ferrara prima ancora del suo arrivo in consiglio. Infatti mentre i gruppi di opposizione hanno dato il proprio appoggio alla delibera e alla possibilità di varare una variazione di bilancio, il Partito Democratico ha ribadito la sua improcedibilità, per poi proporre una strada alternativa: invece di commissionare uno studio di fattibilità sulla gestione in-house dei rifiuti, realizzarne uno “finalizzato all’individuazione della modalità di affidamento del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti più conveniente”.

Ma se l’improcedibilità della delibera popolare derivava da una questione di bilanci e capitoli di spesa, la proposta del Pd non andrebbe incontro allo stesso problema? “È proprio così – conferma Oddi – ed è la prova che anche nel nostro caso sarebbe sufficiente fare una variazione di bilancio. Ma questo è un problema di volontà politica”.

Il sospetto degli attivisti in realtà è piuttosto palese: “La verità è che nel Pd e in Comune non c’è tanta voglia di mettere in discussione il monopolio di Hera a Ferrara – affermano i promotori della delibera -. Infatti tra i motivi per l’improcedibilità che ci sono arrivati dagli uffici tecnici ce n’è anche uno di carattere politico: un articolo di giornale secondo cui a Forlì, dove si è tornati alla gestione pubblica, il servizio non è migliorato. Ma questa è una valutazione politica, non tecnica”.

Tra consiglieri comunali che esprimono giudizi tecnici e uffici tecnici che danno valutazioni politiche, il comitato e l’associazione che promuovono la delibera chiedono ora soprattutto chiarezza, e soprattutto al Partito Democratico: “L’amministrazione deve chiarire qual è la sua posizione sulla gestione dei rifiuti a Ferrara e se vogliono prendere in considerazione questa delibera popolare, perché ci troviamo di fronte a un bel paradosso: i cittadini possono presentare quello che vogliono, ma al momento del dunque si trovano di fronte a una strada chiusa”.

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